ONU: il 2100 sarà il secolo dell’Africa

Nei prossimi decenni la popolazione a Sud del mondo esploderà, soprattutto gli abitanti in età lavorativa. Sono le stime dell’Onu, secondo le quali l’Occidente è destinato al declino

(Foto: Corbis)
(Foto: Corbis)

L’Asia e l’Europa hanno i decenni contati. Sarà l’Africa il continente che diventerà centrale nel prossimo secolo. Se la nostra epoca è l’età dell’oro per le nazioni a Est del mondo, tra cento anni la situazione è destinata a cambiare.  Mentre i paesi occidentali ridurranno il loro peso, con una popolazione sempre più invecchiata, la sorpresa viene infatti da Sud: l’Africa vedrà un’esplosione dei propri abitanti senza precedenti nella storia dell’umanità, diventando così più importante che mai.

 

Lo raccontano le previsioni della Population Division dell’Organizzazione delle Nazione Unite (Onu) che ha raccolto i dati demografici di tutto il mondo. Se le loro stime si riveleranno giuste, la popolazione africana crescerà in poco meno di un secolo di quattro volte. Nel 2010, gli africani erano poco più numerosi degli europei, rispettivamente 1 miliardo contro 740 milioni di cittadini. Nel 2100, invece, potrebbero arrivare a superare i 4 miliardi, mentre l’Europa decrescerebbe scendendo a 639 milioni. Anche l’Asia riserva qualche novità. Raggiungerà il suo picco tra circa 50 anni, con 5,168 miliardi di persone, per poi cominciare a calare.

 

 

L’Africa è un continente vasto e diversamente popolato. Per esempio la regione più abitata nel 2010, l’Africa Orientale, con più di 340 milioni persone, si differenza con quella meno popolosa, l’Africa Meridionale, di circa 290 milioni di abitanti. Andando a scomporre i dati sul boom demografico, si nota come la regione con l’incremento maggiore potrebbe essere l’Africa Occidentale con un aumento dal 2010 al 2100 del 436%.

 

 

Ma un’esplosione demografica non è solo una questione di numeri. Le stime dell’Onu suggeriscono che in Africa aumenterà, in particolare, un certo tipo di abitanti: quelli in età lavorativa. Nel frattempo, si ridurrà la fetta della popolazione troppo giovane o troppo anziana per essere produttiva. Un destino opposto a quelli dei paesi occidentali, che saranno abitate da cittadini sempre più vecchi. Lo racconta l’Indice di dipendenza, un indicatore che misura quante sono le persone di età inferiore ai 15 anni e superiore ai 64 anni rispetto a quelle comprese tra i 15-64 anni. Se l’indicatore misura il 60%, significa ci sono 60 bambini o anziani ogni 100 persone in età lavorativa. L’idea è che le persone troppo piccole o troppo vecchie dipendono dagli altri per provvedere ai propri bisogni. Più alto è l’indice, maggiore è il numero di persone che dipende dal welfare e dal resto della società.

Nel 2010, il continente con l’Indice di dipendenza più elevato è proprio l’Africa, con 80 persone in età non attiva su 100 in età lavorativa, anche se si tratta prevalentemente di bambini. Mentre la parte del mondo più fortunata è l’Europa, con un indice del 47%. L’Onu però stima che la situazione si ribalterà completamente. Mentre il resto del pianeta vedrà un aumento vertiginoso delle persone anziane, entro il 2100, l’Africa diventerà un paradiso della produttività, con un indice del 56% contro l’82% del Sud America o l’80% del Vecchio Continente.

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