La casa distrutta - Striscia di GAZA

Ciao

Mi chiamo NEZAR ELKHALDI, sono un medico e lavoro nella provincia di Reggio Emilia da oltre 20 anni come medico di base, nella guardia medica e medico vaccinatore pediatrico. Sono palestinese e mia moglie Sara è italiana, abbiamo 3 figli. Sono arrivato in Italia, dalla Striscia di Gaza, 30 anni fa per studiare Medicina; lì avevo lasciato i miei genitori e 5 fratelli, che come me hanno studiato alcuni Medicina, altri Odontoiatria, Farmacia e Ingegneria, e sono sempre stati professionisti attivi nella società di Gaza fino al 07/10. Pochi giorni fa grazie all’ eccellente intervento dei diplomatici italiani, i miei genitori hanno lasciato i territori di Gaza e sono giunti in Italia.

Dopo 30 anni la famiglia è cresciuta molto: ci sono i miei genitori, 6 figli con relativi mariti/mogli e la bellezza di 17 nipotini. Tutti quanti, a parte me, vivevano nel nord di Gaza ad Al Rimal, una tra le zona più belle e tranquille della città. Dopo il 07 ottobre la situazione è diventata catastrofica: c’è un bombardamento incessante e indiscriminato su tutto il territorio con la conseguente distruzione massiva di oltre 60000 abitazioni. Le case di 3 dei miei fratelli sono state distrutte e le case dei miei genitori e degli altri 2 fratelli sono inagibili, secondo le ultime informazioni che siamo riusciti ad avere. La mia famiglia fin dall’inizio della guerra ha dovuto abbandonare tutto ed emigrare per non rischiare di rimanere sotto le macerie: si sono trasferiti in un campo profughi dell’UNRWA che si trova a Khan Younes nel sud di Gaza. Questo campo normalmente ospita 1’000-2’000 persone ma attualmente accoglie più di 50’000, accatastati nelle classi ed esternamente in tende, con 4 bagni a servire l’intero campo, senza acqua potabile, cibo, luce e i vari servizi. Avevano scelto di andare a Khan Younes perché considerata zona sicura, senza rischio di bombardamento, ma da qualche tempo gli attacchi si sono intensificati ed il rischio di essere colpiti anche lì è aumentato drammaticamente. Ho creato questa raccolta fondi inizialmente in aiuto a mio fratello Ehab Alkhaldi (Elkhaldi in pronuncia), primo a subire le conseguenze dell’attacco, per la ricostruzione della sua casa e l’acquisto di tutto il necessario andato perso, memore delle precedenti guerre che duravano un mese o due con danni relativamente contenuti. Col passare del tempo c’è stata una evoluzione drammatica, oltre ogni limite all’immaginazione, e considerando che tutte le abitazioni della mia famiglia sono state danneggiate o distrutte ho dovuto trasformare la mia iniziativa in una raccolta fondi non più per ricostruire le loro case ma per salvare la loro vita. I fondi saranno utilizzati per:

1) Fornire loro il sostentamento per la sopravvivenza;

2) mettere al sicuro la mia famiglia oltre il confine egiziano;

3) trasferirli in Italia almeno finché la guerra non è cessata;

4) ricostruire, se e quando sarà possibile, le abitazioni in loco per cominciare una nuova vita.

Le donazioni recepite andranno versate sul conto corrente di mio fratello Ehab, cosicché possa gestirgli direttamente per tutti. La mia famiglia, in condizioni di normalità, non chiederebbe aiuto a nessuno, siamo sempre stati dalla parte di chi si può permettere di aiutare gli altri, ma in questo momento si trovano indifesi e a rischio di morte: è necessario sopravvivere, prima di ogni cosa. Grazie all’ intervento del consolato Italiano a Gerusalemme i miei genitori si sono potuti salvare, ora speriamo di poter mettere al sicuro anche il resto della mia famiglia.

Ringrazio fin da ora tutti coloro che vorranno aiutare la famiglia Elkhaldi.